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25 aprile. La R/Esistenza della Donne non finisce mai…
by Ketty Carraffa
Donne e Resistenza: ricordo tutte le iniziative culturali e di Memoria storica, che ho realizzato negli ultimi 30 anni, collaborando prima con le partigiane e i partigiani di tutto il mondo, e poi, dopo la loro scomparsa, con la forza del racconto nella testimonianza dei valori comuni, in ogni parte d’Italia e d’Europa, attraverso il lavoro di Reporter, Sindacalista e Formatrice.
L’impegno prosegue ma, naturalmente, con altre forme di Comunicazione che, pur essendo legate indirettamente alla Resistenza e alla costituzione della nostra Repubblica, prendono strade attraverso il racconto di temi che, per quel che mi concerne, appartengono all’ambito della trasmissione scritta e di public speaking, su tutto ciò che è legato alle donne, ai nostri diritti, alla nostra emancipazione e contro ogni forma di violenza.
Il 25 aprile 2025
Oggi, molte piazze d'Italia si preparano a celebrare gli 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo, in tono minore, con cortei, iniziative e manifestazioni culturali in alcune occasioni addirittura vietate o ridimensionate, a causa del lutto nazionale per la morte di Papa Francesco e l’invito alla “sobrietà”, da parte del Governo italiano, come se la Festa della Liberazione fosse un rave o un ballo in discoteca a base di whisky e come se, da quella parte ci fosse un comportamento sobrio sempre...
Oggi, nell’80esimo dalla Liberazione, quando i racconti dei testimoni della Guerra e della Resistenza al nazifascismo, sono quasi tutti scomparsi, si sente l’esigenza di raccontare la Storia del nostro Paese, soprattutto alle nuove generazioni, partendo dal 25 aprile 1945 e dal racconto di storie di donne e uomini che hanno lottato per la democrazia in Italia e in Europa, mettendo in chiaro alcuni concetti fondamentali, soprattutto sulla conquista dei diritti delle donne, ancora fortemente attaccati dai conservatori e di chi non accetta l’imprinting antifascista della nostra carta costituzionale dei diritti fondamentali.
Ho avuto la fortuna e l’onore di frequentare e collaborare con il Garibaldino di Spagna e Comandante Partigiano, Giovanni Pesce (“Visone”), e Nori Brambilla Pesce, sua moglie, Partigiana, che mi hanno lasciato in eredità i loro racconti e la consapevolezza che ognuno di noi, nel proprio lavoro e nella vita, quando si fanno azioni di lotta personale e collettiva per la Libertà e per la Giustizia per tutte e per tutti, vuol dire che si sta dalla parte giusta.
Il primo fondamento è che il 25 aprile non è una festa di “libertà”, è la nostra Festa nazionale e della Liberazione, avvenuta 80 anni fa, nella quale i partigiani, in una bellissima giornata primaverile, passavano dalle vie del centro di Milano, finalmente con il sorriso e la gioia di vivere in un territorio libero dall’oppressione nazifascista, da ogni tipo di divieto e finalmente, avviando il processo di pace e convivenza civile nel quale ci troviamo anche ora, fortunatamente.
Nella guerra di Liberazione, grandi protagoniste sono state le donne, che unite nel coraggio delle lotte partigiana con gli uomini, non solo hanno contribuito alla vittoria finale ma, soprattutto, hanno portato le donne fuori dalle case, in montagna e nelle città, a combattere, armi in pugno, contro chi voleva distruggere ogni sintomo di emancipazione e lotta femminista e il diritto al voto. E da questa loro azione e collaborazione con gli uomini, nacque con forza la consapevolezza dell’emancipazione femminile, contro ogni tipo di perbenismo e attacco patriarcale, soprattutto dalle resistenze delle loro famiglie.
Le donne che hanno fatto la Resistenza, (chiamata così perché identifica il periodo, dal 1943 al 1945, e il movimento di liberazione dall’invasore nazifascista, contro la forza interna della Repubblica sociale italiana, che collaborava con l’esercito occupante), hanno contribuito alla nascita della Repubblica italiana, che avvenne nel contesto degli eventi che vanno dalla caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943, sino al ritorno della democrazia con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946) e all’uscita dal “focolare” domestico dove erano relegate dal regime di Mussoilni, come “angeli” dediti alla riproduzione per dare figli al regime, senza possibilità alcuna di parola rispetto al patriarcato.
Le donne che ora lavorano, studiano, che fanno Cultura, Arte, e che rappresentano la Politica italiana ai più alti livelli, (con il paradosso di aver giurato fedeltà alla Costituzione ma non sentendosi rappresentate dal fondamento della democrazia italiana antifascista) dovrebbero solo ringraziare ogni mattina le partigiane e chi ha lottato per l’emancipazione di tutte le donne, senza alcuna divisione, di destra o sinistra attuale, pensando a loro, ai sacrifici e alle discriminazioni subiti da millenni e al fatto che se possono ora semplicemente parlare, lo devono solo a loro …
In tanti anni di collaborazione con i partigiani Giovanni Pesce e soprattutto con Nori Brambilla Pesce, portando prima con loro e poi nelle scuole e nelle iniziative, con la raccolta del testimone, i loro valori, principi e ideali, racconto le storie che celebrano i sogni, le azioni e i progetti di quel futuro senza guerra e sofferenza del quale godiamo tutte e tutti, senza nessuna distinzione “partitica” nell’attualità storica.
E, in questi anni, nei quali mi trovo a commentare come Opinionista televisiva i femminicidi (gli omicidi riconosciuti, finalmente da pochissimi giorni come esclusivamente “di genere”), credo che la nuova forma di R/Esistenza, sia proprio quella che ogni donna, si trova a vivere durante la propria vita, per il raggiungimento vero dei propri diritti, nel lavoro e nella vita di coppia, nella consapevolezza che il nostro 25 aprile, è ancora molto lontano …

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