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Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione dei 130 anni dalla nascita di Antonio Segni
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
(Tratto da https://www.quirinale.it)
«Ricorrono centotrenta anni dalla nascita di Antonio Segni, personalità politica eminente nell’Italia della riconquistata libertà e della costruzione democratica, uomo tenace, eletto Presidente della Repubblica nel maggio 1962 per un mandato che, a causa di una grave e improvvisa malattia, venne interrotto dopo poco più di due anni e mezzo.
Segni aderì da giovane al Partito Popolare di Luigi Sturzo e, negli anni successivi, subì le conseguenze della sua coerenza antifascista. Fino alla Liberazione si dedicò quasi esclusivamente agli studi giuridici, mettendo in luce grandi qualità di intellettuale e di docente.
Dell’Università di Sassari, sua città natale, fu rettore per cinque anni e all’attività e al mondo accademico volle rimanere legato finché le responsabilità politiche non resero ciò impraticabile.
Sconfitta la dittatura, sentì forte il dovere di un impegno personale, senza riserve, nella nascente democrazia.
Partecipò alla fondazione della Democrazia Cristiana, ne assunse ruolo di leadership nella sua Sardegna e venne eletto deputato alla Assemblea Costituente.
L’esperienza parlamentare segnò profondamente la sua personalità, come non mancò di sottolineare in occasione del suo giuramento da Capo dello Stato.
I suoi incarichi di governo cominciarono nel 1944 quando venne chiamato, nel secondo Governo espresso dal Comitato di Liberazione Nazionale e presieduto da Ivanoe Bonomi, come sottosegretario di Stato all’Agricoltura.
Proprio in quell’ambito Segni, divenutone ministro, espresse le sue doti di incisivo riformatore e di uomo politico sensibile ai temi sociali: la trasformazione agricola fu una delle grandi questioni del dopoguerra italiano.
Due volte Presidente del Consiglio fu anche ministro degli Affari Esteri, dell’Interno, della Difesa e della Pubblica Istruzione.
Erano anni nei quali prendeva via via corpo la piena attuazione dei principi e delle disposizioni della Carta costituzionale e fu proprio durante il primo governo Segni che avvenne l’insediamento della Corte Costituzionale.
Con il suo governo l’Italia entrò a far parte delle Nazioni Unite e fu tra i sei Paesi fondatori della Comunità Economica Europea, il cui Trattato reca la firma di Segni: due pietre miliari destinate a caratterizzare tutta la politica estera della Repubblica.
Atlantista ed europeista convinto (fu il secondo italiano, dopo Alcide De Gasperi, cui venne attribuito il Premio Carlo Magno di Aquisgrana), operò con convinzione per la pacificazione e la resurrezione dell’Europa dopo il conflitto mondiale. In occasione della sua visita al campo di sterminio nazista di Dachau, nel 1963, da Presidente della Repubblica, citando il poeta tedesco Novalis, indicò la prospettiva di un’Europa “unica comunità, senza considerazione di frontiere”.
Fu durante la sua Presidenza che un Papa - Giovanni XXIII, appena insignito del Premio Balzan per la pace - varcò la soglia del Quirinale per la prima volta dai tempi della breccia di Porta Pia, ricambiando la visita effettuata dal Presidente Segni in Vaticano proprio nelle settimane precedenti l’imminente apertura del Concilio.
Esercitò sempre e sino in fondo le prerogative a lui attribuite dalla Costituzione, inaugurando, per la prima volta, la facoltà di indirizzare messaggi presidenziali al Parlamento secondo quanto previsto dall’art. 87.
In occasione dell’avvio della IV legislatura repubblicana, il presidente Segni ritenne infatti di segnalare l’opportunità di intervenire sui meccanismi di elezione e nomina dei giudici costituzionali al fine di evitare quelli che definiva “inconvenienti” nella durata dei mandati, per assicurare, invece, una certa continuità nella composizione del collegio e il Parlamento, pochi anni dopo, diede seguito a questa prima esortazione.
Fu anche l’occasione per esprimere la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della “non immediata rieleggibilità” del Presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva “il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato”. Inoltre – aggiungeva - “la proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”. Di qui l’affermazione che “una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’art.88 comma 2° della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato”.
Una disposizione che - a giudizio del Presidente Segni - “altera il difficile e delicato equilibrio tra poteri dello Stato e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti”.
La figura e l’opera di Antonio Segni appartengono alla storia repubblicana, che lo annovera tra gli artefici della ricostruzione e dello sviluppo del Paese».
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