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STORIA – ARTE E CULTURA LAURETANA : un’epigrafe illuminante
di Patrizio Imperato di Montecorvino
In occasione della visita del Principe Alessio Angelo Comneno di Tessaglia ed Epiro a Sua Eccellenza Mons. Giovanni Tonucci, ricevuto a Palazzo dal rev.mo padre prof. Giuseppe Santarelli, gli è stata presentata la pubblicazione della ricerca storica, eseguita dal dr Haris Koudounas, sulla Santa Casa e gli Angelo Comneno di Epiro e di Tessaglia, edita da “IL MESSAGGIO della Santa Casa-Loreto” n° 8 settembre/ottobre 2014, che riporta, a conferma di detta ricerca, fra l’altro già pubblicata sulla rivista scientifica di storia Studi dell’Oriente cristiano (Roma) n° 18/1, 2014, pgg. 169-186, quanto di seguito fedelmente risulta emergere dalla ricerca condotta dal dr Haris Koudounas e condivisa dallo stesso rev.do padre Giuseppe Santarelli, noto storico e ricercatore. Il titolo di questo studio è “La chiesa bizantina Porta Panagià e la santa casa di Loreto. Il ruolo della famiglia degli Angelo Comneno di Tessaglia ed Epiro. Dal foglio 181 del cosiddetto Chartularium Culisanese, foglio già noto e studiato da alcuni storici e ritenuto dal dr. Koudounas, a giusta ragione, autentico. Ivi si dice che Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II, re di Napoli, nel prendere in moglie Ithamar, figlia di Niceforo Angelo Comneno, desposta dell’Epiro, ebbe in dote una ricca serie di preziosi beni mobili, tra cui: Sancats petras ex domo Dominae Nostrae Deiparae Virginis ablatas; ossia: Le sante pietre della casa della Madonna e la Santa Casa di Loreto, ed è stata notata la coincidenza temporale tra il matrimonio di Filippo con Ithamar, avvenuto nei mesi di settembre-ottobre 1294, e la data della traslazione della Santa Casa di Loreto, fissata dalla tradizione al 10 dicembre 1294. La tradizione lauretana parla di una prima sosta nell’antica Illiria durante il trasporto della Santa Casa da Nazaret a Loreto. Il Koudounas ravvisa il sito di quella prima sosta nella chiesa Panagià (Tutta santa), annessa a un noto monastero di Pili, fatto costruire nel 1283 da Giovanni I Angelo Comneno, sebastocratore della Tessaglia, fratellastro di Niceforo – il despota dell’Epiro – e padre di Elena, la madre di Guy de La Roche, dei quali sono state trovate nel sottosuolo della Santa Casa di Loreto due preziose monete, databili agli anni 1287-1308, le quali possono indicare l’epoca, la provenienza delle sante pietre e i protagonisti del loro trasporto. Pili si trova in Grecia, nella regione di Trikala, in una posizione strategica, quale ingresso verso il contiguo paese di Aspropotamos, unico collegamento tra l’Epiro e la Tessaglia. Il monastero fu chiamato inizialmente: Monastero della Theotòkos inattaccabile delle Porte Grandi. Il Koudounas segnala un’anomalia: in tutte le chiese bizantine l’icona di Cristo è a destra e quella di Maria è a sinistra, qui invece l’ordine è invertito. Soprattutto, fa sapere che, secondo alcune fonti storiche, il monastero con la chiesa era stato reso importante con le sante reliquie. Queste, secondo l’autore, possono essere le sante pietre portate via dalla Casa di Maria. Lo attesterebbe una singolare lapide medievale (cm 40x25), collocata sul muro del transetto, nella zona nord, della chiesa, a 9 metri circa di altezza. Vi si legge un’iscrizione con lettere incise inversamente, da destra a sinistra, quasi a voler nascondere, con la posizione così in alto e con la scrittura speculare, un fatto misterioso, tanto che l’autore parla di un codice nascosto. L’epigrafe fu individuata e studiata nel 1935 dall’archeologo A. Orlandos e ora è stata presa di nuovo in esame dal Koudounas. L’iscrizione in greco medievale dice: Ex batron sòon panague stòmen dòmon ponuma ieròn. In italiano significa: Dalle fondamenta, o Tutta Santa, innalziamo la casa salvata, opera sacra. L’Orlando, trascrivendo la lapide in greco moderno e decodificando – a così dire – il senso del laconico testo, così traduce: Per te, Madre di Dio, che sei pura al massimo grado, innalziamo dalle fondamenta la tua casa salvata, opera sacra. Il Koudounas analizza parola per parola il testo della lapide e sottolinea come l’iscrizione greca abbia una singolare corrispondenza con i termini latini del f. 181. Ad esempio, la parola greca dòmon (casa) corrisponde a quella latina domo; ponuma ieròn (opera sacra) corrisponde a sanctas petras (sacre pietre). Egli suppone che a salvare le sante pietre e a collocarle nella chiesa di Pili sia stato Giovanni, sebastocratore di Tessaglia, qualche anno prima della data 1291, fissata dalla tradizione. Non esistono però riscontri cronologici specifici a riguardo e non sembra necessario questo anticipo cronologico dell’evento. Inoltre, sottolinea che, nel salvataggio e nella destinazione delle sante pietre, protagonista è sempre la famiglia Angelo o Angeli Dukas Comneno dell’Epiro e della Tessaglia, perché Giovanni sebastocratore era figlio illegittimo di Giovanni Angelo Dukas Comneno e fratellastro di Niceforo, despota dell’Epiro. Così pure è interessante il fatto che la dòmon (casa) sarebbe stata collocata in un primo momento presso il paese di Aspropotamos, che significa Fiume Bianco e richiama il Castello di Fiume, cui fanno generico cenno il Ricci, il Teramano e il Mantovano in riferimento alla sosta della Santa Casa nell’antica Illiria, a cui apparteneva anche Aspropotamos. Il quoddam castrum quod vocatur flumen ( un certo qual castello, chiamato Fiume), di cui parla il Teramano nella sua Tranlatio miracolosa del 1472 circa, non si riferirebbe alla città di Fiume (che non è un castrum), nel Quarnaro, ma a questo piccolo centro della Grecia. Si agevolerebbe così il superamento del “nodo” di Tersatto. In effetti, era già stata avanzata l’ipotesi, secondo cui la prima sosta della Santa Casa in Illiria sarebbe stata proprio a sud, con l’indicazione, anche – insieme ad altri luoghi quasi omonimi – di Aspropotamos (cfr. G. Santarelli, La Santa casa di Loreto, Loreto 2006, p. 276). Il dr. Koudoumas, basandosi sulle due monete di Guy de La Roche, rinvenute nel sottosuolo della Santa Casa di Loreto, è del parere che le sante pietre siano sbarcate ad Atene, sotto la reggenza di Elena Angeli – madre di Guy e figlia di Giovanni, sebastocratore di Tessaglia – e poi siano state trasportate via terra fino a Pili, nella chiesa del monastero di Porta Panagià, attraverso un territorio sotto il sicuro controllo della famiglia Angelo Comneno. Successivamente, dopo la morte di Giovanni sebastocratore, nel periodo 1289-1294, molti beni e proprietà terriere, soprattutto della località di Aspropotamos, passarono al fratellastro Niceforo, despota dell’Epiro, che avrebbe dato le sante pietre , a titolo di dote, a Filippo d’Angiò. Non esclude però che queste sante reliquie possano essere arrivate a Pili dal porto di Arta. Nell’ultima parte della ricerca di Koudounas parla della figura di Giovanni sebastocratore di Tessaglia e dell’importanza del monastero bizantino Porta Panagià. Lo studio costituisce un’importante proposta interpretativa che porta un nuovo e prezioso tassello nel complesso mosaico della tradizione lauretana. Qui si vuol sottolineare la rilevanza della presenza della Famiglia Angelo Comneno di Tessaglia ed Epiro, discendente degli antichi imperatori di Costantinopoli, promotrice, alla fine del secolo XIII, del salvataggio della Casa di Maria, secondo gli introvabili documenti vaticani – dei quali si conosce il regesto fatto dal vescovo Maurizio Landrieux nell’anno 1900 – e del foglio 181 del Chartularium Culisanense. Tale presenza facilita il collegamento della casa salvata, opera sacra, di cui parla l’epigrafe speculare, con le sante pietre portate via dalla casa della Madre di Dio, di cui parla il f. 181 e, soprattutto, con la tradizione lauretana. Resterebbe oscuro diversamente il significato dell’epigrafe. Inoltre, la località di Aspropotamos (Fiume Bianco), contigua alla chiesa Panagià, richiamando il certo qual castello, detto Fiume, di cui parla il Teramano in riferimento alla prima sosta della Santa Casa nella zona orientale, rispetto a Loreto – consolida tale collegamento e aiuta a chiarire un punto non chiaro e controverso della tradizione lauretana.
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