N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 167° Dicembre 2024 Anno XIV°  

“Non mi sono sbagliato” Il comunismo non c’è più

 

 by S.E.R. Mons.Giuseppe Mani    Arcivescovo emerito di Cagliari

“Non mi sono sbagliato” Il comunismo non c’è più

 

 

 

Al primo comunismo che dipendeva cecamente dall’Unione Sovietica e che aveva come scopo di far diventare l’Italia un paese satellite, la Chiesa reagì, sotto la guida di Pio XII, mettendo in moto tutte le sue potenze spirituali e umane: la Madonne si muovevano, venivano allontanati dai sacramenti chi votava PCI, i comunisti non si sposavano in chiesa e soprattutto erano scomunicati, …….senza ovviamente spiegare di che comunisti si doveva trattare. Il pericolo era grave e la “Guerra è guerra”. Felice anch’io di aver partecipato col volantinaggio alle elezioni, unica cosa che un dodicenne poteva fare oltre che suonare le campane durante il comizio dei comunisti.

 
Poi, dopo la grande sconfitta elettorale del comunismo nel ’48: gli italiani non volevano i comunisti a governare e d’altra parte anche i comunisti italiani dopo momenti difficili chiedevano libertà da Mosca fino a schierarsi contro l’invasione di Praga dove, ricorda D’Alema nella citata intervista, era anche lui con altri giovani comunisti per le strada a difendere la libertà di quel popolo dall’invasore Russo.
 
I comunisti lentamente cambiavano e la Chiesa si divideva nei loro confronti.
 
Personalmente ho potuto sperimentare i due fronti: quello dei duri e quello dei disponibili. Ho conosciuto chi, nei confronti del rosso aveva lo tesso atteggiamento dei tori fino a non accettare il minimo confronto e collaborazione e chi invece accettava il principio del cardinale Casaroli per cui “La chiesa non ha nemici ha solo avversari da trasformarli in amici” e che come la Pira era certo che il comunismo sarebbe finito “Perché era ateo”, oppure chi, come il Card. Wojtyla, si chiedeva quanto Dio avrebbe ancora tollerato il comunismo manifestando poi, diventato Giovanni Paolo II, il suo stupore che fosse finito cosi’ presto, come racconta nella sua autobiografia.
 
Su questa visione si è mossa la politica del Vaticano nei riguardi dell’Est e la scelte di diverse persone che ho avuto la grazia di conoscere come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Il cardinale Casaroli e il card. Achille Silvestrini.
 
Avevano ragione questi ultimi di non affaticarsi tanto in guerre ma di attendere fiduciosi e vigilanti l’ora di Dio che è il padrone della storia e che essendo “Onnipotente ed eterno modera tutte le cose celesti e terrene”.
 
Così il Comunismo dopo un secolo dalla sua nascita non esiste più. Non esiste neppure la Democrazia Cristiana alla quale il Signore ha riservato una morte decorosa per infarto mentre i comunisti hanno dovuto perfino cambiar nome, vergognarsi di chiamarsi comunisti, subire la peggiore delle sconfitte per poi , attraverso un accanimento terapeutico, ritrovarsi a capo addirittura uno scout cattolico che gli ha fatto fare la fine che i più degni di loro non hanno accettato, abbandonando  la ditta prima del tempo.
 
E’ bello vivere a lungo e vedere l’umanità in ricerca che tra fallimenti e sconfitte, più che conquiste e vittorie perché di sangue ne è stato sparso tanto, e accorgersi che lentamente da venti secoli, a macchia d’olio il Vangelo, entra nella società con il soffio dello Spirito e la trasforma in maniera quasi invisibile senza rivoluzioni ma con la dolcezza del Vangelo.
 
Il P. Zoltan Alzegy mi raccontava di essere stato vicino al P. Domenico Grasso SJ che, dopo avergli impartita l’ultima assoluzione, con un gran sorriso, prima di morire, disse le sue ultime parole “Non mi sono sbagliato”.
 
VIDEO 
 
(testo e video tratti da "Cattedrale web")
Pubblicato: 07/02/2021
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