B r e v i s e s s e l a b o r o
di Patrizio Imperato di Montecorvino
L’evento della giornata mondiale della gioventù svolta a Rio de Janeiro, è stata vissuta, come risaputo, da oltre tre milioni di giovani pellegrini. Vuol dire molto in un tempo dove purtroppo anche le nuove generazioni sono alla ricerca di una parola di vita, una parola di risoluta speranza e di contezza, a fronte dei moltissimi mali che affliggono l’odierna società. Il messaggio di Papa Francesco, che sempre multiforme ma ben conforme ai vari contesti nei quali volutamente si immerge, è rivolto a spronare ogni battezzato a ritornare all’A B C della dottrina e cioè a prendere le armi della fede, la spada della parola di Dio, lo scudo della preghiera, per affinare con ed alla responsabilità il popolo santo di Dio, ovvero, ogni uomo di buona volontà e poter così ricostruire, a partire proprio da se stessi, la malata società scevra, svilita e annichilita dalle molte verità che l’hanno obnubilata, sino a raggiungere livelli di disumana comprensione di senso e significati, tali da rendere incapace anche il più accorto degli uomini a saper, talora, intendere i richiami della propria coscienza. Voci sorde in un mondo cieco! Tuttavia, si tratta di una ulteriore possibilità quella di saper fare tesoro della ultramillenaria sapienza di questa antica istituzione, ancora ignorata dagli stessi individui che si dicono “dotti”ma in realtà molto lontani e talmente accecati dalla propria supponenza da divenire indolenti ad ogni attenzione del creato medesimo. Indolenti, allo stesso grido di sofferenza dei suoi simili, dove la propria superba idea del vero si inalbera sulla dignità della persona dei suoi interlocutori denigrandoli. Il messaggio di papa Francesco è invece quello di un papa che si consegna alla storia come un papa non delle masse ma della Persona. Ripartire dall’Uomo. Questa è ancora oggi la sfida della chiesa (in realtà di tutti noi, poiché nessuno può dirsi non cristiano) svelare la capacità di saper uscire da se stessi e magari facendosi anche del male, ma… meglio una Chiesa (come per la Società civile) che si fa male per uscire e camminare, piuttosto che una chiesa rinchiusa in se stessa e nei suoi psicologismi. Papa Francesco invita a compiere scelte radicali quali espressioni di adulta consapevolezza e fiducia, come lo sposarsi o decidersi per la vita consacrata alla causa di Cristo.Saper andare oltre se stessi, oltre le paludi delle "illusioni e delle proprie paure", fino ad abbracciare per incarnare l’autentico anelito a quella sola Verità che può rendere libero il proprio animo ed agire con piena capacità e non solo in sinergia di saperi che, svuotati però da questo Suo spirito, divengono solo espressione di sterile cultura, tipica dei “sapienti” e dei “potenti”di questo mondo e dunque sempre più disincarnati dallo stesso humus procedente l’essere, le cui attuali distonie ne rivendicano il dovuto e sano esserci per essere non più il derivato di una perversa“cultura,”dettata dal solo Avere per Esserci, perturbante immagine dell’ateismo moderno. La via dell’incontro e del dialogo, scevra da una psicologia dei concetti quanto da una ermeneutica interpretativa delle scienze sociali, manifestata con fiducia e sincera adesione all’esperienza della tenerezza di Dio favorisce il procedere del misterium lunae, come ci testimoniano i sapienti Padri della Chiesa ancorché i Padri del deserto. Ai successori degli apostoli prima e al popolo di Dio poi Papa Francesco osserva che, è di capitale autorevolezza il non indebolire con l’autoreferenzialità il mandato apostolico, come la responsabilità politica dei cristiani, perché solo così potrà illuminarsi di decente e disciplinata bontà l’esercizio della correlata ed imposta responsabilità amministrativa che ne deriva, “auctoritas non veritas facit legem”; nel senso che, la Verità della “legge” è nell’autorevolezza da questa derivatale e, nello specifico, procedente dallo Spirito del ministero che si assolve con fiducia e cristiana sapienza. La sostanza di questo pastorale messaggio è stato infatti rivolto anche a quanti hanno la responsabilità politica, come risulta dal discorso rivolto ai politici brasiliani e, per elementare deduzione, ad ogni politico, ad ogni magistrato, ad ogni dirigente della pubblica amministrazione, ad ogni sacerdote, ad ogni educatore di questa civica società che, nolente o volente, prima o poi, dovrà rispondere del suo mandato e delle proprie concrete responsabilità omesse, ai suoi abusi e complicità, davanti a Dio e avanti alle loro vittime anche moralmente del loro furtivo sciacallaggio ed il cui diritto ancora oggi fa eco su tali e contrarie adempienze, come il giudizio della legge che eseguirà di conseguenza la sua condanna se presto non si decide di riparare, con la responsabile potestà del servizio conferitagli dal ruolo, ai torti evitabili ed a favore del giusto importuno. Papa Francesco ricorda che Dio è Amore ed è misericordioso ma è anche bene ricordare che il perdono, anche umano, è subordinato alla riparazione del danno arrecato e ciò dovrà, in tempi rapidi, trovare la giusta consonanza ad evito di un giudizio davvero molto prossimo che potrebbe risultare oltre gli immaginabili limiti dell’umana tolleranza.
Pubblicato: 06/08/2013