"COME VA LA CHIESA?"
di S.E.R. Mons.Giuseppe Mani Arcivescovo emerito di Cagliari
E' un’epoca di grandi cambiamenti: ”segno buono” direbbe Papa Francesco, perché la chiesa non è un museo. Ma è certamente un tempo di grande sofferenza. La Chiesa va come è sempre andata da duemila anni. Certamente il cambiamento più grande è quello del Papa: da un Papa teologo siamo passati ad un Papa Pastore, dall’odore di libri e di biblioteche a quello di “pecore”.
Il cambio della mano del conduttore si sente, la guida è importante e contrassegna lo stile del cammino. Se la Chiesa è di Gesù Cristo si può anche dire “La Chiesa di Wojtyla la Chiesa di Pacelli, la Chiesa di Ratzinger e la Chiesa di Bergoglio”, Ogni Papa imprime una marcia. La Chiesa però è sempre quella, sempre nella stessa condizione. Ce lo dice un pensatore e teologo del nostro tempo Jean Leclerq: “La Chiesa non può morire ma può correre il rischio: può andare in decadenza e corrompersi. I capi possono commettere errori nel governarla, possono svilupparsi in essa cattive abitudini. Tutto questo dipende dalla santità dei suoi membri. Il Cristo agisce attraverso la chiesa ma la sua azione può essere inceppata dall’infedeltà dei cristiani.....L’infedeltà dei cristiani può condurre la chiesa all’agonia: la sola cosa che Dio garantisce è che questa agonia non condurrà alla morte… Questo ci dice la santità dei cristiani. La Chiesa ha bisogno della santità dei suoi membri. La mancanza di santità, non importa quale di noi, è una corruzione della Chiesa. Quando si afferma che Dio salverà la sua Chiesa, si vuol semplicemente dire che le impedirà di perire; ma la Chiesa può rimanere agonizzante per lungo tempo, le anime perdersi, i popoli attendere invano la verità, se noi cattolici siamo infedeli…La Chiesa è umana in tutta la sua vita e dipende dalle condizioni psicologiche della vita umana e dalle condizioni di tutta la società.”
Mi ci ritrovo perfettamente: L’agonia in cui versa la chiesa è evidente nonostante gli sforzi di far pensare ad una allegra agonia. I seminari si
svuotano e tra vent’anni, stando così le cose, non ci saranno i preti necessari. I religiosi e i preti diminuiscono, non è che manchi la manodopera ma diminuiscono i discepoli di Cristo, quelli che lasciano tutto per Lui. Le scuole cattoliche si vendono o si trasformano in case di riposo per anziani. I battesimi, anche nelle regioni tradizionalmente cattoliche diminuiscono, in Brasile i cattolici son passati dal 98% al 50% con un calo annuo continuo. Nelle grandi città tra la Prima Comunione e la Cresima c’è un calo del 60%. Eppure è sicuro che Dio non vuol perdere terreno, non vuole svendere e neppure ritirarsi. “Andate in tutto il mondo” Tutta la terra aspetta la liberazione evangelica. Eppure non è la fine, questo è sicuro, è la dimensione di morte propria del mistero pasquale in cui è immersa la Chiesa. Questa agonia non è per la morte ma per una novità di vita. Ci saranno sempre i preti, i religiosi, i monaci, ci sarà sempre la chiesa come primizia e parabola del Regno che verrà, ma sarà diversa da quella di ora, sicuramente più evangelica. Ha soltanto duemila anni e ha davanti l’eternità: figuriamoci quale sarà il suo futuro. Son crollate tutte le ideologie, è rimasta soltanto la Chiesa che si trova in una agonia che è più doglia di parto. Muoio dalla curiosità di vedere la Nuova Chiesa, non quella in cielo, che tra poco vedrò ma quella in terra, che io vedrò di lassù. Una Chiesa tutta nuova “senza ruga, senza macchia, santa e immacolata”, cioè giovane, pura, che piaccia soltanto al Suo Signore.Tocca a noi trasformare questa agonia in doglia da parto, tocca a te. Quando Gesù se n’è andato , il giorno dell’Ascensione ci ha detto che quando torna vuol trovare le cose cambiate attraverso il Vangelo: tocca a noi. Dio non interviene senza di noi. L’agonia durerà finchè la facciamo.
Pubblicato: 25/11/2020