Il Dialogo, veicolo di chiarificazione e ragione fondante della Pace
di Patrizio Imperato di Montecorvino
Giovanni Paolo II nella “Novo Millennio Ineunte” ci ricorda che << [...] la grande sfida del dialogo interreligioso, nel quale il nuovo secolo ci vedrà ancora impegnati […] deve continuare>>. Sono molti i passi condotti dal Concilio Ecumenico Vaticano II ad oggi, stante questo nostro contemporaneo difficile tempo di crisi economiche e di conflitti regionali che rendono oltremodo ragione di una attuale destabilizzazione dei valori, costumi e linguaggi presenti nei vari ambiti dello scibile umano. Fra le molte cause che hanno prodotto distorte e siffatte produzioni di stili,come fra gli esponenti della politica, talora con forte pretesa di una comunicazione ai limiti della sua combustione, è certamente la noncuranza dei bisogni e significati interposti dagli effettivi destinatari che, legittimamente ancorché moralmente, rivendicano risposte, per quanto articolate, abbiano almeno in seno il senso più nobile della verità postuma all’essere stesso cui, la persona utente, necessariamente afferisce per il suo responsabile ruolo, requisiti, capacità (espressive oltre che tecniche, se previste), competenze e, soprattutto, per la fiducia riposta e per la quale riservare una degna risposta anche teoretica, ma pur sempre corrispondente ai bisogni esistenziali, spirituali e materiali del riponente, nel suo possibile, qui ed ora. La parola Dialogo significa: […] rapporto basato sulla disponibilità al chiarimento, all’intesa - Atteggiamento di reciproca comprensione basata sul desiderio di capire e di farsi capire - Componimento dottrinale in cui la materia è esposta e discussa da due o più persone - etc etc. (cfr. Nicola Zingarelli – Ed XII Ristampa Zingarelli, 1995, p. 527). Purtroppo, l’avidità di commerciali verità suppliscono talora in risposte il cui fine buono non è (sempre) vero. Pertanto, l’apporto meditativo di saperi trascorsi non possono essere azzittiti o soppressi dai “valori” della moda corrente e conseguenti problemi da questa derivatoci. L’esempio, davvero più eloquente, nel caso specifico, ci è dato dagli effetti di questo Dialogo che pervengono a noi, cittadini e cristiani del nostro tempo, dalla sua pervicacia, paziente e virtuosa opera che ci è stata consegnata dai Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II. Un esempio attuale, tra le Sue moltissime realtà ecclesiali, è la testimonianza di questo “Dialogo”, ovvero, di questa rinnovata crescita di comune ricerca di senso che in anno dopo anno si conferma, quale esempio, nel pellegrinaggio che si svolge ad Assisi; paradigma conciliare dell’ecumenismo, fin dal 1986. Meglio noto come “Giornata Mondiale di Preghiera di Assisi”, convocata dallo Stesso Giovanni Paolo II ed ora voluto nella sua continuità, con l’ausilio della Comunità di sant’Egidio, da Benedetto XVI. Sempre numerosi i pellegrini e con loro, oltre a personalità del mondo della politica, si uniscono sempre di più anche esponenti della cultura laica, della scienza come molti sono anche i rappresentanti e fedeli di altre religioni e confessioni cristiane, un vero ecumenismo che illumina e favorisce l’intelligenza, arricchendola dei suoi presupposti, laddove non assopite ne sono le predisposizioni. Nel 2010, a Barcellona, erano numerosi i cardinali e i rappresentanti del Patriarcato di Mosca, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e la presenza di significativi rappresentanti dei vertici della Federazione Luterana Mondiale e del Consiglio Metodista Mondiale. Non sono mancate le altrettante significative presenze della comunità ebraica e musulmana, come delle grandi religioni asiatiche. Nondimeno si può dire di quella vissuta di recente a Monaco di Baviera con Sua Santità Benedetto XVI. Il dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e le Chiese della Federazione Luterana mondiale risalgono al 1967. Infatti, è l’anno in cui fu fondata una Commissione mista di studio che tenne cinque incontri complessivi e nel 1971 emise un documento conclusivo intitolato “Il Vangelo e la Chiesa”, noto col nome di “Rapporto di Malta”. Esso rileva ampi motivi di comunanza, ricavando delle conseguenze sulla questione della intercomunione eucaristica (dialogo di capitale importanza, soprattutto per la Teologia cattolica)ammessa in circostanze ecumeniche e nei matrimoni misti. Ciò comportò un certo condizionamento da parte luterana, che negava la partecipazione dei cattolici alla santa Cena degli Evangelici, per la questione del Ministero Ordinato e permetteva agli Evangelici, soltanto in date occasioni, di ricevere la Comunione in Chiese cattoliche. La discussione cattolico-luterana si svolse anche a livello mondiale sia in gruppi riuniti in forma ufficiosa che in commissioni ufficiali, a tal fine autorevolmente preposte. Di particolare rilievo si segnala il dialogo avvenuto negli Stati Uniti. I colloqui si svolsero dal 1965 e produssero una serie di documenti importanti su temi di fondo, quali la professione nicena del Credo, l’Eucarestia, il Ministero, il Primato petrino, i principi dell’infallibilità della Chiesa. In Francia e Svizzera il dialogo ecumenico che non rivestì la caratteristica di dialogo bilaterale, avvenne tra Luterani, Riformati e Cattolici. Dialogo che trovò la sua prosecuzione a Dombes, presso il monastero dei Trappisti vicino Lione, e a Taizè, destinato a diventare nel dopoguerra uno dei centri propulsori dell’ecumenismo, tanto da essere definito la vera culla dell’Ecumenismo, grazie all’impegno dei fondatori Roger Schutz e Max Thurian. Furono pubblicati dei documenti sui temi “ Verso una fede eucaristica comune” (1972); “Per una riconciliazione dei Ministeri” (1973); “il ministero episcopale” (1976). In Germania, patria della Riforma, i colloqui segnarono nettamente il passo. Il gruppo di lavoro degli Istituti Ecumenici universitari presentò al pubblico nel 1973 un testo: “Riforma e riconoscimento dei ministeri ecclesiali”, che fece sorgere una accesa discussione. Nel corso di un simposio si affrontò il tema “Il papato come problema ecumenico”. Soltanto nel 1981 si incominciò a vederne i frutti di questo lungo percorso, grazie alla pubblicazione del documento “Il santo Ministero della Chiesa”, la cui prima parte presentava prospettive comuni, la seconda le diverse liturgie di Ordinazione, mentre la terza presentava degli excursus. Un gruppo di lavoro bilaterale della Conferenza Episcopale tedesca e della Direzione ecclesiale della Chiesa Unita Evangelica Luterana produsse nel 1984 un testo comune dal titolo “Comunione ecclesiale nella Parola e nel sacramento”. Questo dialogo ha sviluppato per la valenza, il significato e la forza stessa che deriva dal “Dialogo” un percorso fruttuoso che si arricchisce di un ulteriore tassello di ecumenica importanza, l’Atto di Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione. Approfondire le tematiche intrinseche al concetto stesso della parola “Dialogo” costituiscono le premesse indispensabili per un autentico rapporto tra IO e TU, tra IO e VOI e tra IO e NOI; espressione matura di una vera competenza per una specifica ricerca di senso. Dunque, “Dialogare” è saper capire, comprendere per conoscere, essere per interrogarsi su quanto ancora vivendo non si conosce; stante il quanto di questo ancora che effettivamente si suppone sapere. Jean Jacques Rousseau ci ricorda che << l’arte di interrogare (gli altri, se stessi e la vita) non è facile come si pensa. E’ più arte da maestri che da discepoli. Bisogna già aver imparato molte cose per saper domandare ciò che (ancora) non si sa ! >>; (cfr. J.J. Rousseau “La nuova Eloisa” (1761).
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