N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 167° Dicembre 2024 Anno XIV°  

KGB

di Giulio de Nicolais

 

KGB

 Era un sereno ma rigido pomeriggio di novembre dell’anno 1991 ed ero andato a trovare Sir Joseph nel suo ufficio di Piazza di Spagna, a Roma, per confrontarmi con lui su alcune informazioni ricevute circa l’U.r.s.s.: si cominciava solo allora a parlare diPerestroika.

Pur essendo abbastanza aziano, ricopriva ancora un’incarico di prestigio. Per anni era stato il responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Ambasciata Britannica in Italia, ed aveva una personale visione d’insieme dell’Europa Orientale, ma era anche al corrente delle problematiche inerenti ciascuno di quegli Stati, addirittura conosceva particolarità circa le convinzioni personali dei governanti di quei Paesi.
Quando, finalmente, ci trovammo con una tazza di the in mano, mi chiese il motivo della mia visita: … e di Gorbaciov che ne pensa? …. ritiene che manterrà in essere la struttura dei Servizi, del KGB…oppure farà l’errore di Lenin che li sciolse per poi doverli riorganizzare?…
Mi rispose …. ” Fino alla prima guerra mondiale, la Russia si poteva considerare il numero uno in quanto a sigint ed i suoi agenti erano efficacissimi nel penetrare le roccaforti nemiche, tanto che, più tardi, i bolscevichi scoprirono negli archivi del servizio segreto zarista che l’organizzazione e le attività del partito socialdemocratico russo dei lavoratori erano stati scandagliati nei più minuti dettagli. Nell’ottobre del 1917, con la rivoluzione, furono imprigionati i capi dell’Ochrana e Lenin si convinse che l’assetto della società era ormai stato cambiato, il nuovo governo era stato istituito dal popolo e per il popolo e la Russia non avrebbe mai più avuto bisogno di polizie politiche e segrete. E invece, dopo solo pochi mesi, Lenin dovette ricredersi; l’opposizione contro il nuovo governo infatti veniva sia dai gruppi rivoluzionari antibolscevichi, che minacciarono per alcuni anni il nuovo sistema, sia militarmente, sia per via elettorale: ad esempio, quando all’Assemblea Costituente la maggioranza assoluta fu conquistata dai rivoluzionari socialisti, la “Dieta” fu sciolta con la forza alla prima seduta. Il 20 dicembre 1917 fu fondato a Mosca il “Comitato straordinario di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio”: la Ceka ; i suoi emblemi erano gli stessi che poi erediterà il KGB e cioè lo scudo e la spada: proteggere la rivoluzione e colpire i nemici.
Il primo leader della Ceka fu Felixs Dzerzinskij, un rivoluzionario polacco che, prima di convertirsi al marxismo, aveva accarezzato l’idea di diventare un religioso cattolico. Dzerzinskij fu l’orgoglio della Ceka e, alla sua morte, divenne un mito e un eroe, tanto che le sue spoglie furono oggetto di venerazione fino all’epoca staliniana.
“Noi rappresentiamo il terrore organizzato e questo va detto con chiarezza”, sono le parole dello stesso Dzerzinskij. E Lenin dal canto suo ribadiva: “…Finché non applicheremo il terrore nei confronti degli speculatori – una pallottola in testa, seduta stante – non arriveremo a niente” . Le parole non tardarono a tradursi in fatti: il 12 Aprile 1918 alcuni reparti speciali della Ceka assalirono gruppi di abitazioni ritenute nascondigli di anarchici; furono arrestati 520 anarchici, di cui 25 furono sottoposti ad esecuzione sommaria in quanto “banditi”. Sempre nel 1918, a Kolpino, nei pressi di Pietrogrado, i cekisti spararono su una lunga fila di persone in marcia che protestavano a causa della scarsità di cibo.
Se gli scioperi e le manifestazioni aumentavano, in modo direttamente proporzionale aumentava la repressione  della Ceka la quale, tra l’altro, soffriva di una vera e propria “mania del complotto” che la spingeva a vedere, dietro ogni azione di protesta, delle intricatissime trame ordite dai Paesi europei ai danni del partito sovietico. Per colpire le organizzazioni rivoluzionarie al loro interno, la Ceka mise a segno alcune strategie che sono rimaste nella storia dei servizi segreti russi, come modelli per tutti quei piani che furono in seguito elaborati ai danni del SIS, il servizio segreto britannico e della CIA. Una di queste strategie fu l’operazione Trest, cominciata nel 1921; la Ceka inventò l’esistenza di un movimento monarchico clandestino, conosciuto con il nome di “copertura Trest“.

Attraverso agenti del servizio di controspionaggio della Ceka, che assunsero la falsa identità di membri della Trest, furono penetrati e colpiti duramente il supremo consiglio monarchico in esilio, con base a Berlino (VMS) e l’Unione dei servizi congiunti russi (ROVS), con base a Parigi e diretta dal generale Kutepov. Con la Trest, fu anche annientata quella che era considerata la più pericolosa spia britannica, Sidney Reilly. Egli aveva deciso di rovesciare il governo sovietico. I sovietici vedevano dietro le sue idee, la macchinazione del SIS ai più alti livelli.
Così venne deciso di attirare Reilly in territorio russo per ucciderlo. Inconsapevole aiuto alla riuscita del piano, lo diede un amico di Reilly, il capitano di fregata Boyce, anch’egli agente del SIS, il quale, credendo ingenuamente nell’esistenza della Trest ed essendo entusiasta di un movimento in cui vedeva la soluzione per ribaltare il governo sovietico, scrisse a Reilly e lo convinse a prendere contatti con esponenti della Trest a Parigi.
Reilly fece di più e, benché messo in guardia da Whitehall, sede del SIS, di non occuparsi di affari pericolosi, entrò in territorio sovietico per avere un colloquio, direttamente in Russia, con esponenti del movimento monarchico. Fu atteso al varco, arrestato e fucilato. Nel 1926, morì Dzerzinskij che fu sostituito da Menzinskij, la cui salute cagionevole e la leadership passiva fecero sì che, di fatto, l’incarico fosse gestito dal suo vice, Genrich Grigor’evic Jagoda, uomo volgare e crudele che sarà ricordato con imbarazzo dallo stesso KGB. Stalin non si fiderà mai completamente di lui a causa dell’evidente opportunismo con cui gestiva il potere. Con Menzinskij, il sistema delle sigint, di cui la Russia zarista era sempre andata fiera, decadde notevolmente, soprattutto a causa della fuga in Occidente di molti esperti crittoanalisti che si misero al servizio dei servizi segreti britannici, rivelando i codici di accesso alle comunicazioni sovietiche. In questo modo, intere conversazioni diplomatiche russe ad alto livello, vennero ascoltate punto per punto da noi inglesi, mettendo in luce l’esistenza di attività sediziose, oltre agli epiteti poco rispettosi con cui i diplomatici russi solevano riferirsi alle autorità britanniche.
Un altro modo di intercettare i messaggi diplomatici, era quello di seguire i corrieri esteri durante il loro percorso, avvicinarli nei momenti più opportuni, solitamente in treno, e rubare le loro valigie contenenti i dispacci.
In questo, i Russi erano degli autentici maestri: i corrieri venivano sedotti da avvenenti fanciulle, o drogati con delle bevande e il contenuto delle valigie, dopo essere stato fotografato e riprodotto, all’interno di vagoni speciali adeguatamente attrezzati e agganciati all’ultima carrozza del treno, veniva rimesso ordinatamente al suo posto.
Circa alla metà degli anni Venti, la Ceka, che aveva assunto il nome di OGPU, iniziò una vera e propria caccia alle streghe, voluta da Stalin che era ossessionato dalla paura dei complotti (la “psicosi delle spie” aveva investito un po’ tutta l’Europa durante la prima guerra mondiale). Nel corso del 1927, si verificarono in Russia una serie di incidenti in diverse fabbriche; in seguito alle indagini svolte, furono scoperti lavoratori ubriachi, direttori di reparto non del tutto efficienti e alcuni sabotaggi che altro non erano se non atti di puro vandalismo; l’OGPU giunse alla fantasiosa conclusione che Varsavia, Berlino e Parigi, stavano architettando un intrigo di portata internazionale.
Il ridicolo ma nello stesso tempo terribile processo che si svolse a Mosca, nel palazzo dei Sindacati, portò a 11 condanne a morte mentre sei imputati che avevano recitato con diligenza la parte assegnata dall’OGPU, vennero condonati. Recitare era, d’altra parte, uno dei metodi più utilizzati dai sovietici per mettere in atto le loro strategie come, ad esempio, impedire la fuga di notizie; negli anni ‘30, l’OGPU riuscì a convincere alcune personalità internazionali di spicco che la più disastrosa carestia della storia moderna che si stava verificando in Russia, era solo frutto della propaganda antisovietica.
L’OGPU organizzava per i propri ospiti visite guidate attraverso l’Ucraina dove “casualmente” si incrociavano bambini campagna ucraina rubicondi e felici, animali grassi al pascolo e scorte abbondanti di grano dorato; in questo modo, furono positivamente impressionati, tra gli altri, il leader radicale francese Herriot, lo scrittore Bernard Shaw, il corrispondente a Mosca per il New York Times, Walter Duranty, due volte premio Pulitzer per i suoi articoli sulla Russia definiti imparziali e obiettivi.
Ma l’efferatezza dei crimini raggiunse il suo apice quando fu nominato capo dell’OGPU, diventato NKVD, Nikolaj Ezov (1936-1938). Ancora oggi l’epoca di Ezov, “l’Ezovskina”, è sinonimo di “epoca del terrore“.
L’obiettivo definito dai vertici, cioè da Stalin, era di eliminare tutti gli elementi pericolosi per la società, concetto assai vago con cui si intendeva spazzare via la vasta schiera degli “ex”: ex kulak, ex criminali, ex funzionari zaristi, ex membri del partito menscevico ed altri ancora. I processi avevano una tale portata che furono istituite delle “troika”, anche a livello locale, in cui era sempre presente un membro del NKVD.
Le procedure del processo erano a dir poco sbrigative, in quanto erano già state fissate in anticipo dal potere centrale “le quote” da completare. Le troika esaminavano parecchie centinaia di casi al giorno e la condanna, senza appello, veniva eseguita dopo pochi giorni.
La possibilità di venire sottoposti ad un processo e quindi condannati, allo scopo di completare la quota, dipendeva da diversi fattori: casualità geografica, trascorsi individuali, omonimia. Se le quote non venivano completate, le autorità locali trovavano subito un rimedio: un incendio, per esempio, poteva servire per scovare dei sabotatori…..

(continuerà nel prossimo numero del febbraio 2016)

Pubblicato: 25/01/2016
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