N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 166° Novembre 2024 Anno XIV°  

OPUS SOLIDARITATIS PAX :

 la pace è il frutto della solidarietà 

di Patrizio Imperato di Montecorvino

 

OPUS   SOLIDARITATIS   PAX :

 La costante storica della pace, individuabile perché davvero rara, ha da sempre un necessario e correlato alleato, quale fine buono-vero di ogni pensiero e azione dell’Uomo, la solidarietà; inverso, sarebbe solo un fine buono-falso.  Secondo autorevoli autori (cfr. N. Abbagnano – G. Fornero, Solidarietà, in N. Abagnano , dizionario di filosofia, Roma 2006, vol. 12, p. 481), il termine è di origine giuridica, il cui significato corrente è: connessione reciproca – interdipendenza; assistenza reciproca fra i membri di uno stesso gruppo. Queste, le parole chiavi che designano la qualità della solidarietà quale strumento per l’applicazione nella vita è personale è comunitaria. Infatti, in questo senso, la si intende anche come solidarismo e ciò per indicare la fonte e la dottrina è morale è giuridica quale sua espressione fondamentale. In generale, vincolo di interdipendenza che in un corpo sociale lega tra loro più persone, per cui esse, ponendosi su un piano di eguaglianza, mettono in comune i rischi e i vantaggi derivanti dalla loro attività associata (cfr. A. Groppali, Solidarietà e solidarismo, in Enciclopedia Filosofica, Sansoni, Firenze 1967, vol. V, col. 1544. Cfr. anche ID, Solidarismo, in Enciclopedia Filosofica, Bompiani, Milano 2006, vol. 11 pp. 10848-10850; e P. Volontè, Solidarietà, in ibid, p. 10848).  In un saggio del prof. Gennaro Cicchese, “Antropologia e solidarietà. Una proposta centrata sul “tu”, di cui, il presente, vuole essere una manifestazione di solidale riconoscenza; omaggio alla sua peculiare vocazione intellettuale, individua, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in Europa, l’esistenza di due sistemi di dottrine solidaristiche: l’uno, elaborato in Francia da filosofi e sociologi positivisti, come Léon Bourgeois e Charles Gide; l’altro, teorizzato per la prima volta in Germania dal filosofo ed economista cattolico Heinrich Pesch. Per Comte, precursore delle dottrine solidaristiche, la solidarietà costituisce la legge suprema che governa tutto il mondo dei fenomeni sociali così staticamente, nella loro simultaneità, come dinamicamente, nella loro successione. Secondo Bourgeois, per il fatto stesso che nascono e vivono in società, gli uomini contraggono obbligazioni verso di essa perché in ogni atto della loro vita fruiscono del patrimonio che le generazioni passate hanno loro tramandato, e che essi hanno il dovere non solo di conservare, ma anche di accrescere e di migliorare. Questa asserzione ci ricorda che c’è una idea di continuità e di gratitudine nei confronti delle generazioni precedenti, una sorta, per l’appunto, di solidarietà della riconoscenza. Inoltre, il prof Cicchese ci rimembra che, nella filosofia contemporanea, l’idea di solidarietà ha perso il suo significato ontologico. Non è più intesa come riconoscimento metafisico di un’intemporale essenza comune, ma come creazione storica di individui capaci di immedesimarsi con le vite altrui. Altro autore cui si riferisce è Rorty, “liberal-ironista”, il quale considerava la solidarietà come valore tipico dell’umanità “postmetafisica” e “postmoderna”. Rorty era attento al valore del tema in argomento,  più per la sua umanità che per ragioni fideistiche, poiché volto alle istanze dell’umanità sofferente. La attuale proposta di Rorty è quella di saper distinguere la solidarietà come identificazione con “l’umanità in sé” e la solidarietà come dubbio autoriflessivo, quel dubbio che gradualmente, negli ultimi secoli, è stato inculcato agli abitanti degli Stati democratici: dubbio sulla loro sensibilità al dolore e all’umiliazione altrui, dubbio sull’adeguatezza degli attuali ordinamenti istituzionali per fronteggiare questo dolore e questa umiliazione, curiosità di sapere se vi sono alternative possibili (cfr. R. Rorty, Contingency, irony and solidarity (1989); trad. La Filosofia dopo la filosofia, Ed. Laterza, Roma-Bari 1990, p. 227). Un grande contributo ci viene soprattutto dal mondo cristiano, in particolare dalla dottrina sociale della Chiesa, Conoscere illuminato dalla fede (nn.72-75), che si pone in dialogo cordiale con ogni sapere (nn.76-78). Infatti, il solidarismo è un orientamento essenziale del cristianesimo il cui rifiuto per il concetto di lotta di classe ne ammette e riconosce però la distinzione degli interessi. Infatti, la Chiesa afferma che il motore della storia è il rapporto con l’altro, con il prossimo e non può che esprimersi come solidarietà cristiana tra gli uomini nel rispetto tra le categorie, classi e popoli (cfr. V. Verra, Sussidarietà, Enciclopedia Filosofica, Sansoni, cit., vol. VI, coll. 279-280). Nel compendio della dottrina sociale della Chiesa vi sono ben 87 rimandi alla voce “Solidarietà”. Tema che si incrocia inevitabilmente con la giustizia e la pace. In conclusione, alla luce di quanto sopra, si sostiene e si ripropone la franca invocazione, a testimonianza di ciò, dell’ “Aiutaci a diffondere la pace”, ovvero, l’invocazione a Dio, espressa dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël i Sako, inviata ai parlamentari iracheni con una lettera-appello per chiedere a tutti i responsabili delle forze politiche di prendere atto che il Paese sta scivolando nel caos, con un numero sempre crescente di morti e di rifugiati, e che dunque non c'è più tempo da perdere nella formazione di un nuovo Governo. Infatti, così si legge nell'appello nel quale il patriarca unisce la sua «umile voce di responsabile cristiano» a quelle dei capi musulmani, sciiti e sunniti, per chiedere di «accelerare le elezioni delle tre presidenze e salvare il Paese dai pericoli dell'anarchia e della disgregazione». Il leader spirituale della Chiesa caldea propone ai membri del Parlamento anche il testo di una preghiera, breve e intensa, da leggere all'inizio delle riunioni dell'assemblea parlamentare: «Dio aiutaci affinché possiamo dialogare tra noi e possiamo comprenderci gli uni gli altri, così da sciogliere gli equivoci tra noi, lontano da ogni restrizione e settarismo. Dio, aiutaci a diffondere la pace e la tranquillità tra il nostro popolo, così che l'Iraq possa uscire vittorioso da tutti i suoi problemi. Amen» (cfr. Osservatore Romano, 16 luglio 2014). Dalla qualità della Pace dipenderà il come affrontare i postumi del grande tema del rapporto tra uomo e futuro, tra popolo e istituzione e come da ciò sarà data la possibilità di poter indicare qualche verosimile linea di riflessione e di operatività, necessaria prognosi, affinché ne evidenzi l’afferente antropologia per ospitare la solidarietà e realizzare in concreto questo fine buono-vero del solidarismo e, magari, divenire un nuovo modello internazionale per un dialogo pro-pace; se consolidato in una terra martoriata dalla guerra e provata dal dolore di un popolo che, ancora, attende accorato l’utile e necessario intervento a tutela dei suoi più elementari diritti, sanciti, tra l’altro, dai vigenti Trattati internazionali.       

Pubblicato: 22/07/2014
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