N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 166° Novembre 2024 Anno XIV°  

Organismi e Documenti Ecumenici della Chiesa Cattolica

Organismi e Documenti Ecumenici della Chiesa Cattolica

 

di Patrizio Imperato di Montecorvino
Il principale Organismo, che sorse all’interno del cattolicesimo e aprì un confronto serio e responsabile con le altre Confessioni, fu il “Segretariato per l’unione dei Cristiani”. Il merito fu di Papa Giovanni XXIII che lo istituì il 5 giugno 1960, a presiederlo fu chiamato il Cardinale Augustin Bea, S.J., e, quale suo segretario, Mons. Johannes Willebrands. Questo Organismo oltre a seguire i lavori del Concilio Vaticano II collaborò alla stesura di due Dichiarazioni: la prima, “Dignitatis Humanae”, verte sulla libertà religiosa, (tema riproposto nel panorama della politica internazionale dall’attuale Governo, nella persona del Ministro degli Affari Esteri, Terzi di sant’Agata e, da questi, confermato in occasione della sua partecipazione al meeting sull’amicizia di quest’anno) e la seconda con la Dichiarazione “Nostra Aetate”, che riguarda le relazioni della Chiesa Cattolica con le religioni non cristiane, in modo particolare con l’Ebraismo. Nel 1966 Papa Paolo VI confermò il Segretariato per l’Unità dei Cristiani come dicastero permanente della curia romana. Con la Costituzione apostolica “Pastor Bonus”, del Beato Papa Giovanni Paolo II, il 28 giugno 1988, cambiò il nome del Segretariato in Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani. Questo Organismo, oltre alla promozione di un autentico spirito ecumenico, quale espressione di retta perfettibilità e cordiale consonanza al decreto “Unitatis Redintegratio” del Concilio Vaticano II, aveva ed ha il compito di sviluppare anche il dialogo e la collaborazione con le altre Chiese Cristiane. Nella sua peculiare funzione vi è tuttora un crescente e rinnovato interesse per la causa dell’unità, a far acquisire una conoscenza degna per una stima sempre più grande tra le Chiese e a ribadire la ferma volontà di proseguire il cammino verso la piena comunione di tutti i Cristiani. Inoltre, è impegnato, tanto nella ricerca e nello studio, a favore di un proficuo impegno nel dialogo teologico, quanto alla salvaguardia del creato, alla difesa dei diritti umani, alla costruzione della pace, alla difesa della libertà, alla pratica della giustizia. Si rammenta, che ai lavori del Concilio parteciparono rappresentanti di quasi tutte le Confessioni cristiane, dunque, i frutti sono i “risultati” di un attenta e partecipata attenzione a tutte quelle problematiche che si sono sempre più chiarite, assolte e, talora, condivise da allora ad oggi. Infatti, circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa è di capitale bellezza, profondità e di vero orientamento, la lettura e la giusta conoscenza della Dichiarazione “Dominus Jesus”, emanata il 6 agosto 2000 dal Card. Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, quando ricopriva la carica di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che, stante la sua delicata portata ed alta considerazione per i frutti del Concilio, sorsero alcune spontanee questioni relative ai paragrafi 16 e 17 della Dichiarazione medesima, sia dal punto di vista pastorale che pratico, chiarite poi dal Card. Edward Idris Cassidy, allora Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani. Infatti, così si espresse nell’introduzione <<purtroppo non sempre accurati, e spesso molto polemici. In vari ambienti, la Dichiarazione non è stata correttamente interpretata, e tali incomprensioni hanno suscitato delusione ed anche dispiacere nell’ambito delle altre Chiese e Comunioni cristiane, le quali hanno visto nel testo un modo nuovo e negativo di considerare il movimento ecumenico, che si poneva in contrasto con la visione del Concilio Vaticano II >>. In realtà,Il Documento ribadisce i punti assodati dall’insegnamento del Concilio, parte costitutiva della coscienza di ogni cattolico adulto nella fede, ovvero, che è cattolico colui che è, in coscienza, convinto della pienezza di Grazie offerta dalla Chiesa cattolica quale volontà del Suo diretto fondatore non che Suo sposo, vero Dio e vero Uomo, Gesù Cristo. Inverso, non sarebbe lecito per un cattolico dirsi Cattolico ancorché essere tale. Il valore dei responsa è di richiamare la coscienza della identità di credenti cattolici ad evito del loro smarrimento in un’epoca, in cui la strisciante tentazione del relativismo, porta in “potenza”, (non solo per il cattolico) a vivere conseguenze, talora esistenziali ancorché spirituali, di elevata intollerabilità. Dunque, stante tale “minaccia” il cattolico però vive con serenità, e ciò non è riaffermare la propria identità contro qualcuno bensì richiamarla per meglio vivere la sua missione al servizio del Vangelo e con la carità verso tutti. La novità che emerge dalla Dichiarazione non è nei contenuti ma nel contesto, ovvero, la testimonianza di quanto la Chiesa cattolica propone nell’orizzonte del villaggio globale all’insegna delle sfide della giustizia, della pace e dell’urgenza di testimoniare con serena convinzione gli orizzonti di senso e le ragioni di speranza che vengono dalla fede di discepoli di Cristo nella Sua Chiesa, la cui comunione è vera buona novella di fronte alle  solitudini così diffuse nelle società del cosiddetto tempo post-moderno. Questo importante documento vuole, infatti, evitare, chiarendo, ogni sorta di fraintendimenti e favorire il dialogo ecumenico in un incontro sincero nella Verità, onesta attenzione ai valori, tradizioni e culture di altre Comunità ecclesiali non cattoliche, avendo in sé una sincera proposta dal proprio punto di vista. Dunque…quale spiritualità ecumenica?... Nel prossimo articolo!
Pubblicato: 02/10/2012
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