N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 166° Novembre 2024 Anno XIV°  

CHIESA CATTOLICA E COMUNIONE ANGLICANA

 Patrizio Imperato di Montecorvino

CHIESA CATTOLICA E COMUNIONE ANGLICANA

 L’Arcivescovo di Canterbury, intronizzato il 21 marzo di quest’anno, Justin Welby,  si recherà in visita da Papa Francesco il prossimo 14 giugno. È una consuetudine degli ultimi cinquant’anni ed anche una personale adesione all’invito del Santo Padre, come si legge nel messaggio indirizzato al primate anglicano: “Non vedo l’ora di incontrarla nel prossimo futuro e di continuare le calde fraterne relazioni di cui hanno goduto i nostri predecessori”; in occasione della cerimonia di intronizzazione dell’Arcivescovo Welby, celebrata in detto 21 marzo a Londra. Secondo Mons. Langham sarà anche “un momento per conoscersi meglio e più in profondità”. Infatti, il Primate arriverà a Roma venerdì sera, il giorno dopo sarà a san Pietro a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II. E’ molto probabile la visita a S. Em. Rev.ma il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e quindi l’udienza da Sua Santità Papa Francesco cui seguirà un momento di preghiera comune e il pranzo nella Sua dimora a santa Marta. Questo rapporto di autentico desiderio (auspico) di fedeltà al magistero apostolico, non può che trovare una provvidenziale reciproca continuità, come sin dalle sue origini, cui brevemente si riporta alla memoria dei giovani contemporanei. Infatti, le tensioni tra la Chiesa d’Inghilterra e il cattolicesimo romano diminuirono all’interno dell’anglicanesimo nel secolo XIX ad opera del movimento di Oxford. Sembrava prossimo l’avvicinamento, quando papa Leone XIII in una bolla del 1896 dichiarava nulle e non valide le ordinazioni diaconali, presbiterali ed episcopali anglicane a causa del difetto di forma e della mancata retta intenzione. L’appello per l’unità dei Cristiani lanciato dalla Conferenza di Lambeth nel 1920, portò ai Colloqui di Malines, guidati dal cardinale Desirè F.J. Mercier, con gli anglicani al fine di esplorare la possibilità di una unione con la Chiesa Cattolica sotto la bandiera di un anglicanesimo riunito ma non assorbito. Tali colloqui terminarono nel 1926 con la morte del card. Mercier. Concluso il Concilio vaticano II, le relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana si incentrarono sul dialogo teologico, nell’intento di trovare gli strumenti capaci di favorire un impegno comune nella preghiera, nella testimonianza e nella missione. Tale proposito fu annunciato il 23 marzo 1966 dall’allora Arcivescovo di Canterbury, dr. Michael Ramsey, a Papa Paolo VI. Tale annuncio fu accolto dalla Chiesa cattolica al fine di instaurare un serio dialogo sulla base del Vangelo e delle loro antiche comuni tradizioni all’insegna dell’unità nella verità per la quale Cristo pregò. Una Commissione preparatoria mista, propose dei temi importantissimi, come la teologia del matrimonio e dei matrimoni misti, l’intercomunione, il riconoscimento dei ministeri e l’autorità della Chiesa. Il Papa e la Conferenza di Lambeth del 1968 approvarono le proposte e consentirono la fondazione della Anglican-Roman Catholic International Commission (ARCIC). La Commissione decise di concentrare i lavori sui temi dell’Eucarestia, del Ministero Ordinato e dell’autorità. L’ARCIC lavorò per ben dodici anni, dal 1969 al 1981, pubblicando diversi documenti relativi ai suddetti temi. Nel 1971 la Commissione licenziò il cosiddetto Documento comune sulla dottrina dell’Eucarestia, conosciuto anche come dichiarazione di Windsor. Nel 1973 fu pubblicato, quale dichiarazione di Canterbury, il Documento Ministero e Ordinazione. Nelle due dichiarazioni sul tema l’Autorità nella Chiesa I (dichiarazione di Venezia, 1976) e II (dichiarazione di Windsor, 1981), la Commissione aprì nuove prospettive, con l’affermazione che l’Autorità nella Chiesa è la volontà di Dio. Grande fu l’entusiasmo per gli accordi raggiunti su questioni essenziali. Il rapporto pubblicato dalla Commissione ARCIC parla di rapporto ecumenico che asserisce l’esistenza di un’intesa sostanziale su questioni di fede stante la chiarificazione dell’allora prefetto, card J. Ratzinger, della dottrina della fede che manifestava la presenza di marcate divergenze riguardo all’adorazione eucaristica, al problema dell’infallibilità e ai dogmi mariani.  La santa sede intervenne affermando che tale risposta della congregazione per la dottrina della fede non era vincolante, né conclusiva, né negativa. La Comunione Anglicana decise di consultarsi in modo definitivo sui risultati del lavoro nella Conferenza di Lambeth del 1988. Intanto, si istituiva una nuova Commissione: l’ARCIC II, che portò ad una seconda dichiarazione nel 1987. Questo importante passaggio risulta previo per la scaturita Dichiarazione concordata, perfezionata poi nel 1990. Lo scopo del documento era quello di sostanziare la comunione ritenuta ormai reale tra Anglicani e Cattolici, pur nella sua imperfezione e con ciò riconoscere anche il grado di comunione esistente all’interno delle due Chiese come la differenza tra l’una e l’altra. Nell’incontro di Venezia del settembre 1993, l’ARCIC emise un nuovo documento intitolato Vivere in Cristo: la morale, la comunione e la Chiesa, reso noto nel 1994, teso a sviluppare quanto già elaborato nella dichiarazione del 1990. Ancora oggi risulta essere il più complesso e il più articolato tentativo di ricercare una posizione comune tra le due Chiese sulla morale (uno degli aspetti più difficili da riconciliare). Situazione che fu sviscerata in ogni sua articolazione dagli aspetti teologici al rapporto tra morale e comunione; dal ruolo dei laici nella teologia morale, all’esercizio dell’autorità in questo campo. La dichiarazione si concluse con l’auspicio che vengano approntati dalle due Chiese strumenti di collaborazione per affrontare insieme le gravi questioni morali che ancora oggi l’umanità si trova ad affrontare. Nel 1992 fece scalpore la decisione del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra relativa al conferimento dell’ordinazione delle donne. Un simile passo non era nuovo, visto che nell’ambito della Comunione Anglicana una donna era già stata ordinata ad Hong Kong nel 1944. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad un ostacolo al ripristino della comunione ecclesiale, considerati anche i numerosi contatti che lo stesso papa Giovanni Paolo II tenne con l’Arcivescovo Robert Runcie, contatti che evidenziarono come le due Commissioni fossero molto vicine nella loro comprensione circa la dottrina del Ministero e dell’Ordinazione. Compito dell’ARCIC, studiare quanto è di ostacolo al reciproco riconoscimento dei ministeri delle due Comunioni. L’auspicio, formulato dal card. Johannes Willebrands, già Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ovvero che, si possa raggiungere presto questa invocata unità comandata e voluta dallo stesso fondatore della Chiesa; Gesù Cristo!  Il documento più recente, in ordine di tempo, è stato Il dono dell’autorità, The Gift of Authority (1998) che reca come sottotitolo significativo Autorità nella Chiesa III; sembra aver fatto registrare un enorme progresso, anche sulla questione del ministero petrino. Durante un incontro tenuto a Toronto con tutti i Primati anglicani, svolto in una fraterna atmosfera di eccezionale fraternità, è stata purtroppo constata la difficoltà, in entrambe le Comunioni, di ricezione dei documenti comuni di dialogo. Esistono forti tensioni all’interno della Comunione Anglicana e ci si può chiedere se tali documenti di dialogo siano rappresentativi dell’insieme degli Anglicani o almeno della maggioranza di essi. La prassi introdotta di conferire alle donne e ad omosessuali l’ordinazione sacerdotale e, nel caso di alcune province anglicane, anche l’ordinazione episcopale, costituisce un nuovo e difficile ostacolo,  un problema che permane irrisolto a livello della Comunione Anglicana stessa. Tuttavia, le strutture e lo spirito del dialogo cattolico-anglicano permangono.  

Pubblicato: 10/06/2013
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