Gli Artisti di Anders
by Leonardo A. Losito
Nelle sue memorie, il Generale Wladyslaw Anders, amava ricordare che il suo grande capolavoro fu la liberazione dallo stato di deportazione in Unione Sovietica di 115mila esseri umani, di cui solo 40mila erano militari inquadrati nel suo Secondo Corpo d'Armata Polacco di Liberazione.
Tra i polacchi da lui salvati dai campi di lavoro e dalle prigioni della Siberia c'erano anche donne e bambini in gravi difficoltà: sfiniti, malati e deperiti. Un gran numero di loro erano intellettuali: attori registi di cinema e di teatro, scrittori, pittori, fotografi, disegnatori, insegnanti. Ciascuno e tutti cercavano di trovare una via di scampo all'orrore quotidiano: e molti la trovarono proprio nei centri di formazione del nuovo Esercito di Anders.
La sua lungimiranza di stratega gli aveva reso chiaro che sarebbero stati proprio loro, se tratti in salvo, a lasciare dei semi preziosi per fertilizzare la terra della futura Polonia. Presentiva cioe' che un'esistenza piu' dignitosa per tutti sarebbe stata creata non solo con il lavoro manuale, con l'ingegnosita' dei singoli o con le capacita' imprenditoriali dei soli uomini d'affari di successo, ma anche grazie alle scintille delle menti e del talento di quanti di loro erano ispirati dalle Muse.
Per ricordare tutto questo alle giovani generazioni, una mostra dedicata agli Artisti di Anders sara' inaugurata domani a Varsavia in una sede istituzionale di altissimo prestigio come la Cancelleria della Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica di Polonia.
A ricevere gli Ospiti ci sara' la figlia del Generale, Anna Maria Anders: oggi Senatrice e Segretario di Stato al Dialogo Internazionale, appena designata quale prossimo Ambasciatore di Polonia a Roma. A Varsavia, sara' lei l'Ospite donore in Ambasciata d'Italia alla festa nazionale della Repubblica.
La storia possiede bio-ritmi a volte lenti e faticosi, se solo si considera che nel 1946 l'eroe di Monte Cassino fu degradato e gli fu tolta la cittadinanza polacca. Venne ritenuto nemico della Polonia, per essere stato tra i primi a chiedere la verità sul genocidio delle Fosse di Katyń. Gli sara' ridata con gli onori che meritava solo dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989.
Dopo la guerra, dismesse le uniformi militari, i soldati di Anders continuarono a lavorare di penna, pennello e microfono in orchestre e cabaret, nei teatri e sugli schermi cinematografici non solo inglesi, ma di altre citta' europee occidentali ed americane. Anche grazie a loro la libera cultura dei polacchi, in emigrazione o in esilio pote' continuare ad esistere e a fiorire come nell'epoca dorata della Varsavia pre-bellica. Mentre in patria il grigiore sovietico veniva cinicamente reimposto alla popolazione.
Di fatto, essi non fecero altro che ritornare ad essere a tempo pieno cio' che gia' erano prima della guerra: Artisti. La galassia creativa degli ex combattenti di Anders aveva insomma lo straordinario potere di riuscire a stendere un velo di oblio sulle condizioni disumane che per tutti aveva rappresentato la deportazione in Siberia voluta da Stalin. Del resto, ritornare in un Paese reso invivibile dal regime dell'epoca non era una scelta facile e in ogni caso bisognava sopravvivere. Arrangiandosi alla meglio e magari riuscendo anche a divertirsi e a far divertire.
Ovviamente, in ognuno di loro il trauma della sottrazione forzata della loro patria al comune destino faceva sentire delle fitte lancinanti, per le quali successi e applausi restavano appena un superficiale lenimento. Sia pur del tutto speciale, come solo le Arti possono concedere.
Pubblicato: 02/06/2019