In ricordo di MAFALDA di SAVOIA
Il 28 agosto 1944 moriva nel lager di Buchenwald Mafalda di Savoia, Margravia d’Assia. Non e’ nostra intenzione usare toni agiografici, ne di rievocare, sia pur brevemente, l’intera vita di Mafalda, che questa non si discosta per la maggior parte da quella di altre principesse sabaude,improntata a semplicità’, modestia, riserbatezza.
Ci limiteremo a ripercorrere l’ultimo anno della sua vita: e’ un anno che vale una vita ed e’ titolo al suo ricordo imperituro.
L’8 Settembre sorprende Mafalda in Bulgaria. Si trova, infatti, a Sofia per rappresentare la Famiglia Reale italiana ai funerali di Re Boris – marito della sorella Giovanna – morto improvvisamente e misteriosamente (forse per ordine di Hitler: Re Boris cercava, infatti, di staccarsi dall’alleanza con la Germania).
Informata della partenza dei Sovrani per il Sud, Mafalda e’ preoccupata per i figli che ha lasciato a Roma. Con mezzi di fortuna rientra percio’ a Roma, ove riceve notizie rassicuranti: i figli sono al sicuro in Vaticano. Mancano tuttavia notizie del marito, il principe d’Assia, che sta in Germania. Improvvisamente, Mafalda viene convocata all’ambasciata tedesca con l’affermazione che il marito le vuole parlare telefonicarnente dalla Germania. Si tratta in realtà’ di un miserabile tranello dei nazisti: il principe d’Assia e’ già stato internato nel campo di concentramento di Flossenburg ed Hitler, assetato di vendetta per il ‘tradimento’ italiano, vuole un ostaggio ed una vittima.
Mafalda e’ ospitata in una baracca ai margini dei campo, una baracca destinata a prigionieri ‘di riguardo’: ospita, fra gli altri, un ex deputato socialdemocratico tedesco e sua moglie.
Il regime e’, comunque, durissimo: vitto insufficiente, freddo invernale intenso e Mafalda non ha che i vestiti estivi che indossava al momento dell’arresto, divieto assoluto di rivelare la propria identità’. Anzi, per scherno i nazisti la chiamano Frau Abeba, in spregio alle tramontate fortune imperiali dell’ltalia. Mafalda, di salute delicata, deperisce rapidamente.
Malgrado i divieti nazisti, la notizia si diffonde fra i prigionieri italiani del campo: la figlia del Re si trova a Buchenwald. Alcuni Italiani cercano di aiutarla. (La tirannia dello spazio ci impedisce didilungarci su alcuni episodi minori, spesso commoventi).
Il 24 agosto 1944 aerei Alleati bombardano le acciaierie che si trovano ai margini del lager e anche quest’ultimo e’ colpito. La baracca di Mafalda e’ centrata in pieno. La principessa viene seppellita dalle macerie: spunta solo la testa, ma e’ ancora viva.
Ai primi soccorritori chiede che vengano prima estratti i suoi compagni di baracca; e’ quindi la sua volta. Oltre a bruciature e contusioni varie, Mafalda ha il braccio sinistro maciullato.
Viene trasportata distesa su una scala. Ad un certo punto, nel traversare cosi’ il lager, riconosce due prigionieri italiani dalla ‘I’ che portano cucita sulla schiena. Fa loro segno col braccio destro di avvicinarsi e dice: “Italiani, io muoio, ricordatevi di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella”.
L’infermeria, stracolma di feriti, non puo’ riceverne altri. Mafalda viene trasportata nel postribolo del campo (ad uso delle S.S.) e li abbandonata per due giorni. Perche’? Si attendono istruzioni dall’alto? E’ un abbandono intenzionale? Non si saprà’ mai.
Mafalda e’ soccorsa dalle prostitute, in particolare da una di esse: Innengard Duisedau. Ricordiamone il nome a perenne ringraziamento.
Senza cure, Mafalda peggiora’: insorge la cancrena. Finalmente si decide di operare amputando il braccio.
Prima di entrare in sala operatoria Mafalda affida alla Dusedau tutti i suoi beni: piccoli strazianti ricordi, le foto dei figli. Alla Duisedau regala la sua camicetta perche’ di seta.
L’operazione e’ di una lunghissima, sconcertante durata.Ancora addormentata, Mafalda viene riportata nel postribolo e quivi lasciata senza ulteriori cure. La mattina viene trovata morta dissanguata senza aver ripreso conoscenza. Era il 28 agosto 1944.
Il suo corpo, completaimente denudato, viene gettato sul mucchio dei cadaveri del bombardamento, per essere cremato. Il prete boemo del campo, padre Tyl, chiede agli addetti alla cremazione di chi sia quel cadavere di donna senza il braccio sinistro. Gli si risponde: ‘Della principessa italiana’. Padre Tyl ottiene, dopo molti sforzi, che il corpo venga sottratto alla cremazione. Il corpo di Mafalda viene messo in una bara di legno e seppellito in una fossa senza nome. Solo un numero: il 262.
Trascorrono ancora alcuni mesi, a guerra finita un gruppo di marinai di Gaeta, già’ prigionieri a Buchenwald (di cui si conoscono fortunatamente i nomi), identifica la tomba e consegna i resti di Mafalda alla famiglia.
La principessa Mafalda riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).
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passo tratto dal volume “Donne di Casa Savoia” di Giulio Vignoli
pubblicato a cura dell’ Unione dei Clubs Reali d’Italia Coord. Prov. Genova
e dell’Istituto Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, Delegazione di Genova
Palazzo Tursi, 20 – 09 – 2001
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