La Biennale di Venezia: consegnati i Leoni d'Oro per la Musica e per il Teatro
Sofija Gubajdulina Leone d’oro alla carriera per la Musica
Romeo Castellucci Leone d’oro alla carriera per il Teatro
Alla compositrice russa Sofija Gubajdulina e al regista Romeo Castellucci è stato attribuito il Leone d’oro alla carriera per i settori Musica e Teatro della Biennale di Venezia. Il riconoscimento ai due artisti è stato proposto dal direttore Ivan Fedele per la Musica e Àlex Rigola per il Teatro, e accolto dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta.
La cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera per la Musica avrà luogo venerdì 4 ottobre (Teatro alle Tese, ore 20.00) nell’ambito del 57. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (4 > 13 ottobre); quella per il Teatro venerdì 2 agosto (Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian nell’ambito del 42. Festival Internazionale del Teatro (1 > 11 agosto 2013).
In passato il riconoscimento per il Teatro era stato attribuito a Ferruccio Soleri (2006), Ariane Mnouschkine (2007), Roger Assaf (2008), Irene Papas (2009), Thomas Ostermeier (2011) e Luca Ronconi (2012) mentre quello per la Musica era stato attribuito a Goffredo Petrassi (1994), Luciano Berio (1995), Friedrich Cerha (2006), Giacomo Manzoni (2007), Helmut Lachenmann (2008), György Kurtág (2009), Wolfgang Rihm (2010), Peter Eötvös (2011) e Pierre Boulez (2012).
“Il Leone d’oro alla carriera attribuito a Sofija Gubajdulina – afferma il Direttore Ivan Fedele - è un riconoscimento all’alto valore artistico e umano di una donna che, per le sue scelte estetiche anticonformiste, ha dovuto continuamente lottare con il potere politico dell’URSS che non esitò a definire la sua musica ‘irresponsabile’. Ciò nonostante fu sostenuta ed appoggiata da Dmitrij Šostakovič che la incoraggiò a proseguire su quella che era stata definita una ‘cattiva strada’. Nel 1979 il VI Congresso dei compositori dell’Unione delle Repubbliche Sovietiche la mise nella lista nera perché appartenente ad un cartello di musicisti dissidenti e per aver partecipato ad alcuni festival disapprovati dal regime. Malgrado queste enormi difficoltà Sofija Gubajdulina ha continuato ad esprimersi con estrema coerenza e libertà offrendo al mondo intero pagine di musica ispiratissime permeate di una spiritualità al tempo stesso delicata e incandescente che l’hanno fatta conoscere ed amare in tutto il mondo”.
Al Festival di Musica della Biennale di Venezia la Gubajdulina è stata eseguita a partire dalla fine degli anni settanta, quando ha inizio la sua carriera internazionale: il primo brano eseguito è Rumore e silenzio per clavicembalo e percussioni (1977, la Biennale del dissenso), cui seguono sempre in prima italiana Cinque studi per arpa, contrabbasso e percussioni (1979, Festival Internazionale di Musica Contemporanea), Und: Das Fest ist in vollem Gang per violoncello e orchestra (1995, 46. Festival Internazionale di Musica Contemporanea), Fachwerk per bayan, orchestra d’archi e percussioni, presentato allo scorso Festival.
Il Direttore Àlex Rigola stila un incisivo elenco delle motivazioni del Leone d’oro a Romeo Castellucci: “Per la sua capacità di creare un nuovo linguaggio scenico in cui si mescolano il teatro, la musica e le arti plastiche. Per aver creato mondi in cui si arriva all'eccellenza della rappresentazione di stati onirici, che è forse la più bella affermazione che si può fare del fatto teatrale. Per aver fatto una rappresentazione scenica di una cosa impossibile da rappresentare come l'incubo. Per averci fatto dubitare, interrogandoci con scene apparentemente inoffensive, e poi farci scoprire che dietro ogni pelle di pecora c'è un lupo o cento lupi o mille. Per averci trasportato in mondi paralleli per poi riportarci indietro e rivedere i nostri stessi mondi e trovarli differenti. Per averci saputo elevare e rapire all'interno dei suoi racconti spesso dimenticando che eravamo seduti nella platea di un teatro. Per aver unito strettamente il suo nome alla parola Arte. Per aver fatto dell'Italia un riferimento internazionale attraverso la creazione e la rappresentazione delle sue opere alla fine del XX secolo e all'inizio del XXI. Per esser rimasto scenicamente vivo dopo tutti questi anni di lavoro, continuando con la stessa freschezza con cui ha iniziato 30 anni fa. E per essere stato una grande fonte di ispirazione per le generazioni successive a cui ha regalato un magma di nuovi linguaggi scenici”.
Più volte invitato con i suoi spettacoli al Festival del Teatro della Biennale di Venezia, Romeo Castellucci ne è stato anche direttore nel 2005, realizzando una edizione intitolata Pompei, il romanzo della cenere premiata con un Ubu del Teatro.
Venezia, 30 aprile 2013
Cenni biografici
Sofija Gubajdulina (Čistopol – Russia, 1931)
Si diploma al Conservatorio di Kazan nel 1954 in composizione e pianoforte, che studia con Grigory Kogan. Fino al 1959 approfondisce gli studi di composizione al Conservatorio di Mosca con Nikolai Pejko, l’assistente di Sciostakovich, specializzandosi sotto la supervisione di Vissarion Scebalin.
Inizia l’attività di compositrice dal 1963. Nel 1975, con Viktor Suslin e Vyacheslav Artyomov, fonda l’Ensemble Astreya specializzato nell’improvvisazione con strumenti musicali popolari russi, caucasici, dell’Asia centrale e orientale. Fin dai primi anni 1980, e soprattutto a seguito del sostegno e dell’incoraggiamento del violinista Gidon Kremer, le sue creazioni sono state ampiamente eseguite nei paesi occidentali. Fra le numerose istituzioni e festival che le hanno commissionato lavori si ricordano: BBC, Festival di Berlino, Library of Congress, New York Philharmonic.
Nel 1992 Gubajdulina si trasferisce in Germania e attualmente vive vicino ad Amburgo.
Gubajdulina è membro dell’Akademie der Künste di Berlino, della Freie Akademie der Künste di Amburgo, della Royal Music Academy di Stoccolma. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti: il premio del Concorso internazionale di composizione di Roma nel 1974, il Prix de Monaco nel 1987, il Koussevitzky International Record Award nel 1989 e nel 1994 per l’incisione del suo concerto per violino Offertorium e della sinfonia Stimmen ... verstummen ..., il premio Franco Abbiati nel 1991, l’Heidelberger Künstlerinnenpreis nel 1991 e il Russian State Prize nel 1992, il Ludwig Spohr della città di Brunswick nel 1995, il Praemium Imperiale in Giappone nel 1998, il premio della Fondazione Léonie Sonning in Danimarca nel 1999, la medaglia d’onore della Concert Hall Foundation di Stoccolma nel 2000, la medaglia Goethe della città di Weimar nel 2001, il premio Polar Music nel 2002, il Cannes Classical Award nel 2003.
Romeo Castellucci (Cesena – Italia, 1960)
Fondatore della Socìetas Raffaello Sanzio, la compagnia italiana in assoluto più rappresentata all’estero e contesa dai più importanti festival del mondo, Romeo Castellucci è autore di un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale. Le sue regie propongono linee drammatiche non soggette al primato della letteratura, facendo del teatro un’arte plastica, complessa, ricca di visioni. Questo ha sviluppato un linguaggio comprensibile in tutto il mondo, come possono esserlo la musica, la scultura, la pittura e l’architettura.
Romeo Castellucci si diploma in Scenografia e in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna. A vent’anni compie le sue prime esperienze di regia teatrale; assieme a Claudia Castellucci e a Chiara Guidi fonda la Socìetas Raffaello Sanzio nel 1981. Nei primi anni '80 condivide l’interesse per il teatro con la pittura, facendo anche alcune mostre. Da allora realizza numerosi spettacoli come autore, regista, e creatore delle scene, delle luci, dei suoni e dei costumi: Santa Sofia-Teatro Khmer (1986), La discesa di Inanna (1989), Gilgamesh (1990) e Iside e Osiride (1990). Segue il ciclo classico con Amleto. La veemente esteriorità della morte di un mollusco (1992) da Shakespeare, Orestea (una commedia organica?) (1995) da Eschilo, Giulio Cesare (1997) da Shakespeare. Dopo Genesi. From the museum of sleep (1999), il suo interesse si volge verso il teatro musicale: con il concerto per voci e strumenti sonori Voyage au bout de la nuit (1999) tratto da Céline e con Il Combattimento (2000) di Monteverdi e Scott Gibbons, presentato alla Biennale Teatro del 2000.
Nel 2002, Romeo Castellucci concepisce la Tragedia Endogonidia, un ciclo di dieci episodi che prevede una serie di “basi” corrispondenti ad altrettante città europee. Nello stesso anno è insignito del titolo di “Chevalier dans l’ordre des Arts et des Lettres” dal Ministero della Cultura della Repubblica Francese. Nel 2005 è direttore della 37. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, intitolato “Pompei. Il romanzo della Cenere”, caratterizzato da una ridefinizione del problema della rappresentazione, una riconsiderazione del ruolo dello spettatore e un’apertura verso le forme di teatro nascenti e opere non incluse nel quadro tradizionale del teatro. Nel 2007 è nominato “artiste associé”, insieme a Valérie Dréville, dalla Direzione artistica del Festival d’Avignon per la 62a edizione del Festival (2008). E’ in questo ambito che Castellucci ha presentato la trilogia Inferno, Purgatorio, Paradiso ispirata alla Divina Commedia di Dante.
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