N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 166° Novembre 2024 Anno XIV°  

LE BEATRICI - Sala Umberto - 16 – 21 ottobre 2012

Valentina Chico, Elisa Marinoni, Alice Redini, Gisella Szaniszlò, Valentina Virando, LE BEATRICI di Stefano Benni, scene e costumi Luca Ralli, luci Paolo Meglio, aiuto regia Walter Leonardi, organizzazione Teresa Rizzo, regia Stefano Benni e Collettivo Beatrici

LE BEATRICI - Sala Umberto - 16 – 21 ottobre  2012

Nel circo della fantasia il travestimento è d’obbligo, e i cliché femminili vengono smontati dando vita a donne che scoprono la propria natura più profonda: una suora assatanata, una donna in attesa, una manager spietata, una mocciosa esibizionista, una Beatrice per nulla angelicata, una licantropa romantica. Un modo di fare teatro graffiante e diretto, che invita a sorridere ma soprattutto a riflettere sulla complessità della figura femminile, rompendo gli schemi dell'immaginario comune. Infatti nel rifrangersi degli specchi non si capisce più chi sogna e chi è sognato: domina l’ambiguità, percorsa da fremiti di tragicommedia e da pennellate di sapiente ironia.

Ci troviamo a fare i conti con un mondo astratto, luogo deputato di tante fantasie benniane, dove le attrici giocano al travestimento, in bilico tra i generi, con tutto quello che ne consegue. Ed ecco che, tra le evocazioni, appare la fanciulla sognata nell'ideale poetico più illustre, il mito della donna angelicata, che pian piano smonta il proprio stereotipo seguita poco dopo dallo stereotipo del modernismo che si autodistrugge per eccesso di stupidità. E ancora, ecco la concretizzazione delle peggiori paure maschili: creature dai denti aguzzi e abili mestatrici di pentoloni maleodoranti. Personaggi al limite, in un continuo contraltare tra il tragico e il comico. Alla fine, forse, per sfuggire a questo universo parallelo - ma non troppo - quello che resta è sognare una fuga liberatoria nello spazio dell’immaginazione, con ali di cornacchie e di gabbiani.
La messa in scena asseconda lo stile lieve e surreale che contraddistingue la scrittura di Stefano Benni, sottolineando di volta in volta le punte di sberleffo comico, i tagli di luce gelida e spietata sulla realtà, l'arrovellarsi del linguaggio nelle mode lessicali più estreme del nostro tempo, i respiri di poesia. Insieme ai personaggi, le inedite ballate e gli intermezzi creano un'atmosfera di spiazzamento dove ogni cosa non è mai ciò che appare e ogni affermazione viene felicemente negata, non tanto per far emergere l'eterna dialettica maschile-femminile, quanto a sottolineare l’esilarante e spietato racconto della cacofonia della vita contemporanea, in cui tutti siamo immersi con crescente e pericolosa assuefazione.
Pubblicato: 11/10/2012
Share:


Ultime interviste